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Lettura di un’opera: La persistenza della memoria di Salvador Dalí

La persistenza della memoria è un dipinto surrealista di Salvador Dalí, olio su tela, 24×33 cm, realizzato nel 1931. È conservato al Museum of Modern Art di New York.

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Descrizione dell’opera La persistenza della memoria

La persistenza della memoria è un’opera surrealista e raffigura una landa deserta dominata in cui figurano i famosi orologi rappresentati come oggetti molli, quasi liquefatti. Pur avendo ancora le lancette che segnano il tempo, questi orologi hanno perso la loro solidità: sono diventati simbolo dell’elasticità del tempo. Lo sfondo costiero che vediamo è un paesaggio di Port Lligat, in Spagna – dove Salvador Dalí soggiornava con la compagna Gala quando realizzò quest’opera. Possiamo osservare alcuni elementi – pochi – un ulivo senza foglie posto sopra un parallelepipedo color terra, un semplice basamento sullo sfondo che riprende il colore del mare e un occhio dalla forma irreale con lunghe ciglia che dorme. 

La persistenza della memoria – dettaglio degli orologi

I veri protagonisti dell’opera sono ovviamente gli orologi: ne contiamo quattro. Il primo – con una mosca appoggiata sopra – pare quasi sciogliersi sul bordo del parallelepipedo in primo piano. Il secondo – che ha ormai perso la sua forma originale – è appoggiato sull’unico ramo dell’albero secco. Il terzo orologio è appoggiato sull’occhio – o figura embrionale – ormai senza la sua forma originale tonda. Il quarto è l’unico ad aver mantenuto la sua forma solida ed è ricoperto da formiche (ricordiamo che Dalí aveva la fobia per questi insetti fin da bambino – quando li aveva osservati mangiare un coleottero).

La persistenza della memoria – dettaglio

La creazione di un’opera d’arte: da dove nasce l’idea

Salvador Dalì nella sua Vita segreta ci racconta come è nata quest’opera:

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«E il giorno in cui decisi di dipingere orologi, li dipinsi molli. Accadde una sera che mi sentivo stanco e avevo un leggero mal di testa, il che mi succede alquanto raramente. Volevamo andare al cinema con alcuni amici e invece, all’ultimo momento, io decisi di rimanere a casa. Gala, però, uscì ugualmente mentre io pensavo di andare subito a letto. A completamento della cena avevamo mangiato un camembert molto forte e, dopo che tutti se ne furono andati, io rimasi a lungo seduto a tavola, a meditare sul problema filosofico dell’ipermollezza posto da quel formaggio. Mi alzai, andai nel mio atelier, com’è mia abitudine, accesi la luce per gettare un ultimo sguardo sul dipinto cui stavo lavorando. Il quadro rappresentava una veduta di Port Lligat; gli scogli giacevano in una luce alborea, trasparente, malinconica e, in primo piano, si vedeva un ulivo dai rami tagliati e privi di foglie. Sapevo che l’atmosfera che mi era riuscito di creare in quel dipinto doveva servire come sfondo a un’idea, ma non sapevo ancora minimamente quale sarebbe stata. Stavo già per spegnere la luce, quando d’un tratto, vidi la soluzione. Vidi due orologi molli uno dei quali pendeva miserevolmente dal ramo dell’ulivo. Nonostante il mal di testa fosse ora tanto intenso da tormentarmi, preparai febbrilmente la tavolozza e mi misi al lavoro. Quando, due ore dopo, Gala tornò dal cinema, il quadro, che sarebbe diventato uno dei più famosi, era terminato»
La Persistenza della Memoria © 2020 Salvador Dalí, Gala-Salvador Dalí Foundation : Artists Rights Society (ARS), New York

La percezione del tempo

Oltre alla spiegazione che Dalí ci ha dato nella sua autobiografia, gli orologi molli rappresentino la relatività della percezione temporale. Ogni orologio segna ore diverse – ad indicare come sia personale la sensazione temporale rispetto ad una determinata situazione. Questo concetto ce lo spiega perfettamente Albert Einstein – che due anni prima la realizzazione dell’opera La persistenza della memoria –  scriveva sul New York Times:

«Sedete per due ore in compagnia di una bella ragazza e vi sembrerà sia passato un minuto. Ma sedetevi su una stufa rovente per un minuto e vi sembrerà che siano passate due ore. Questa è la relatività»

La percezione del tempo è soggettiva, è una dimensione temporale diversa per ogni persona e per ogni situazione- e gli orologi molli ci riportano proprio a questo concetto: diventano un simbolo di plasticità per la loro dimensione soggettiva.

Il dipinto, inizialmente chiamato Gli orologi molli, fu acquistato nel 1932 dal gallerista Julien Levy (New York) che lo ribattezzò La persistenza della memoria. Nel 1934 l’opera fu donata da un collezionista anonimo al Museum of Modern Art, dove è tuttora esposta.

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