Tamara de Lempicka è stata una donna emancipata e rivoluzionaria per il suo tempo – e molto trasgressiva – e i suoi quadri sono stati consacrati a vere e proprie icone di modernità, tra sensualità ed eleganza delle forme. Protagonista dell’Art Déco è riconosciuta oggi come una delle artiste più carismatiche e amate del ‘900.
Vivo la vita ai margini della società e le regole della società normale non si applicano a coloro che vivono ai margini. Tamara de Lempicka
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Chi era Tamara de Lempicka? Un’artista talentuosa, una diva amante dell’eleganza, della trasgressione e dell’indipendenza. Una donna emancipata e carismatica: era la “donna d’oro” come la definì d’Annunzio che invano la corteggiò a lungo.
“Ho dipinto re e prostitute, … non dipingo persone perché sono famose. Dipingo chi mi ispira e mi fa vibrare.”
Da Maria Gurwik-Górska a de Lempicka
Maria Gurwik-Górska (poi Tamara de Lempicka) nasce a Varsavia il 16 maggio 1898 dall’unione di Malvina Decler e di Boris Gurwik-Górski, un ricco ebreo russo che muore quando Tamara è ancora piccola. Nel 1907 accompagna nonna Clementine in Italia per un viaggio. Con la nonna ha un grande legame, sarà lei a seguire la sua educazione scolastica prima a Losanna (Villa Claire) poi in Svizzera ed infine al collegio polacco di Rydzyna. Quando la nonna muore, Tamara va a San Pietroburgo dove incontra l’avvocato Tadeusz Łempicki che diventerà suo marito nel 1916. Per conquistare il facoltoso avvocato – Tamara si farà notare ad una sua festa vestita da guardiana delle oche con al seguito due oche vive.
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“Ho dipinto re e prostitute, … non dipingo persone perché sono famose. Dipingo chi mi ispira e mi fa vibrare. Tamara
Nel 1918 arriva la rivoluzione russa e i Łempicka partono per Parigi, dove nacque la figlia Kizette. È un momento di crisi economica e Tamara per far fronte alla situazione lavora come disegnatrice di cappelli e s’iscrive ai corsi di pittura dell’Académie de la Grande Chaumiere e dell’Académie Ranson. Lo stile di Tamara sarà qui influenzato dall’Art Déco, verso però una rielaborazione personale tra cubismo e neoclassicismo. Nel 1922 espone per la prima volta al Salon d’Automne: la fama è dietro l’angolo.
La figlia ricorderà: «Quando rientrava da una festa, a notte inoltrata, ancora eccitata e piena d’energia, a volta mi svegliava per raccontarmi degli artisti e degli scrittori famosi che aveva incontrato, dei conti e dei duchi con cui aveva danzato, delle contesse e delle duchesse che l’avevano invitata a pranzo, a cena, all’Opéra, a ancora a un’altra festa» (da “Passion by Design: The Art and Times of Tamara de Lempicka”, e pubblicata nel 1987).
Bellissima e famosa, il suo mito cresce. Ospite di Gabriele D’Annunzio al Vittoriale – che la corteggia invano, Tamara viaggia in Europa e divorzia dal marito. Nel 1933 si sposa con Raoul Kuffner de Diószegh – barone dell’ex impero austro-ungarico e ricco collezionista d’arte – e all’inizio della seconda guerra mondiale si trasferisce con lui a Beverly Hills in California. Nel 1943 va New York e poi – dopo la morte del marito nel 1961 va vivere a Houston in Texas. Qui continuerà la sua ricerca stilistica verso un nuovo utilizzo della spatola al posto del pennello ma queste nuove opere non raccolsero il consenso dei critici. Dopo essersi trasferita in Messico, Tamara muore nel sonno il 18 marzo 1980.
Mi piaceva uscire la sera e avere un bell’uomo al mio fianco che mi diceva quanto ero bella o quanto grande era la mia arte.
Arte: tra modernità, cubismo e Art Decò
Nel 1927 Lempicka vice il suo primo importante premio all’Exposition Internationale des Beaux Arts di Bordeaux. L’opera che aveva presentato era il bellissimo ritratto di Kizette sul balcone. Nel 1929 sempre con un ritratto della figlia Kizette, vince il bronzo all’esposizione internazionale a Poznań, in Polonia. Le sue opere sono apprezzate: Tamara è un’artista raffinata e ricercata da diversi committenti.
Nel 1929 Lempicka dipinge una delle sue opere più famose – e più rappresentative -: “Autoportrait (Tamara in una Bugatti verde)”, per la copertina della rivista di moda Die Dame. In questo autoritratto è al volante di una Bugatti, bellissima, seducente, avvolta in una sciarpa grigia: questo dipinto la rappresenta più che mai: indipendenza, ricchezza e inaccessibilità.
La carriera e produzione artistica di Lempicka raggiunge il suo culmine negli anni ’30. Nelle sue opere vediamo coniugati in una perfetta sintonia l’eleganza dell’Art decò con influenze cubiste – verso una nuova modernità. Realizza ritratti per committenti molto importanti come quelli per il re Alfonso XIII di Spagna e della regina Elisabetta di Grecia. I musei e i grandi collezionisti iniziarono a comprare le sue opere. E dietro queste opere, c’è la forza di una donna emancipata, moderna, sicuramente trasgressiva.
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