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Cinque dipinti con un albero come protagonista: la natura si fa arte

Cinque dipinti con un albero come protagonista

L’albero è un elemento in Natura molto forte: è il simbolo della vita, in continuo cambiamento ed evoluzione. L’albero cresce, cambia la sua forma con le stagioni, si rigenera. Le sue radici si muovono nella terra, i suoi rami verso l’alto, verso il sole. Nella Storia dell’Arte, in tutti i periodi, l‘albero è stato rappresentato dagli artisti, con declinazioni, simbologia e stili diversi. Vediamo cinque dipinti famosi con un albero (solo uno!) come protagonista.

1. La voix du sang, René Magritte

René Magritte (1898-1967) La voix du sang signed 'Magritte' (lower right) gouache on paper 19 1:8 x 15 in. (48.7 x 38 cm.) Executed circa 1960
René Magritte (1898-1967) La voix du sang signed ‘Magritte’ (lower right) gouache on paper 19 1:8 x 15 in. (48.7 x 38 cm.) Executed circa 1960

“Sentiamo battere il cuore degli alberi prima di quello degli uomini.”René Magritte

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I dipinti di René Magritte sono spesso metafore di rivelazione e portano alla luce i misteri che sono alla base del mondo che ci circonda, a cui i nostri occhi e la nostra esperienza si sono abituati. Questo concetto è perfettamente racchiuso in “La voix du sang”, in cui un albero si apre e rivela il suo affascinante microcosmo. All’interno del suo tronco ci sono tre aperture simili a un armadio. Vi troviamo: una c’è una campana, una casa con le luci accese e una terza porta superiore socchiusa che lascia lo spettatore a chiedersi cosa possa nascondersi dietro di essa. Fa da sfondo un normale paesaggio notturno che si estende in lontananza con un fiume che lo attraversa. L’opera “voix du sang” è stata acquistata direttamente dall’artista negli anni ’60 e da allora è passata per discendenza fino alla vendita da Christie’s nel 2014 per 1,538,500 sterline.

2. L’albero Rosso di Mondrian

Piet Mondrian, Albero rosso, 1908-1910, olio su tela, cm 70×99. L’Aia, Gemeentemuseum Den Haag

Mondrian è sicuramente famoso per i suoi dipinti “non rappresentativi” realizzati con linee perpendicolari e campiture di colore geometriche fatte di colori primari. Ma è proprio con Albero rosso, che Piet Mondrian inizia la sua ricerca stilistica verso un nuovo alfabeto visivo. Il dipinto fa parte della serie degli “Alberi”,  realizzati tra il 1908 e il 1912. Albero rosso rappresenta quindi la prima fase dell’evoluzione stilistica di Mondian verso un nuovo linguaggio artistico e sicuramente ricorda i dipinti di Van Gogh. La Natura qui diventa qui essenziale nel suo essere un elemento naturale, il tronco ben delineato mentre i rami hanno forme più stilizzate. L’albero punta in alto, verso il cielo, come a rappresentare l’aspirazione terrena alla spiritualità, elevazione dello spirito che lo stesso Mondrian ricercava attraverso la sua arte.

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3. L’albero di Gelso di Vincent Van Gogh

Albero di Gelso, Vincent Van Gogh, 1889, The Norton Simon Museum of Art, California
Vincent Van Gogh dipinge l’Albero di Gelso nel 1889, nell’ultima parte della sua vita, mentre si trovava nella casa di cura mentale di Saint-Remy. Fu un ricovero molto difficile come possiamo leggere nelle lettere scritte al fratello Theo. Con il tempo Vincent si adatta e inizia a disegnare traendo ispirazione da quello che vede attorno a lui. Ed è nella casa di cura che Van Gogh trova il suo soggetto: un albero di gelso che rappresenta con colori vibranti che richiamano l’impressionismo. La natura è un elemento molto forte nella produzione artistica di Van Gogh – attraverso la quale l’artista ci comunica tutta la sua espressività, con pennellate rapide e senza esitazioni.

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4. La quercia di Flagey, Courbet Gustave Courbet

Courbet Gustave Courbet (1819-1877), “La quercia di Flagey”, 89×110 cm, ora al Museo Courbet d’Ornans
Ribelle, indipendente, affamato di libertà, irruente. Gustave Courbet è un artista di grande forza proprio come questo dipinto che rappresenta un albero al centro in tutta la sua maestosità. Quando lo esegue, nel 1863, Gustave Courbet è un artista maturo.

Nel suo essere uno spirito anarchico, Courbet trova nella Natura un punto di contatto. Il padre possedeva una fattoria animali e parecchi campi coltivati: ed è in questi contesti che Courbet si sente libero. Questo albero metaforicamente parlando potrebbe essere un autoritratto dell’artista, libero, forte e radicato al suo territorio/terreno. Questo dipinto fu comprato da un ricco industriale Giapponese. Quando la raccolta del collezionista giapponese fu messa all’incanto –  a Ornans, era già stato creato il Museo Courbet. Si sognava un rientro del dipinto per poter essere esposto al museo – ma il prezzo di vendita era di quattro milioni e mezzo di euro, somma inarrivabile per una piccola cittadina di quattromila abitanti. Con una sorta di crowfounding – tutti parteciparono (anche i contadini con modiche somme di 10/15 euro). Col contributo di tutti si arrivò a raccoglierequasi tre milioni di euro. E con il contributo delle istituzioni locali e del Ministero della cultura il 9 marzo del 2013, la spettacolare “quercia” fu appeso nel museo.

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5. Quercia nella neve, Caspar David Friedrich

Caspar David Friedrich: Quercia nella neve, cm. 44 x 34,5, Wallraf-Richartz-Museum, Colonia.

Friedrich è famoso anche per i suoi paesaggi che raffigurano alberi o rovine gotiche, che si stagliano contro il cielo, nella nebbia mattutina o in paesaggi invernali come questo. Il dipinto raffigura un albero spoglio nella neve invernale, con una parte di tronco a terra. È  un romantico paesaggio che porta in se tutto lo sturm und drang dell’artista. L’opera fu venduta – probabilmente da Friederich stesso – al conte Friedrich von Hahn. Nel 1942 il dipinto fu ri-scoperto da C.v. Lorck in visita al castello di Basedow  nel Mecklenburgne, di proprietà dei discendenti di Hahn. Friedrich utilizzò per la realizzazione di questa “Quercia nella neve” un disegno del 1809, attualmente a Berlino, e uno studio dal vivo, oggi ad Oslo.

Nel romanticismo e nella poetica artistica del Maestro, gli alberi e le foreste erano come simboli di resistenza alla vita, longevità e immortalità. I boschi sacri, spesso un gruppo di alberi nei tempi antichi, erano associati a riti di segretezza e di iniziazione, ed erano considerati intoccabili. Questo è più di un mero dipinti con un albero. Si qui allude alla forza della quercia per resistere alle intemperie dell’inverno: è piegata (qui rotta) ma mai sconfitta, la sua vita continua anche in pieno inverno.

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