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Come il Coronavirus ha cambiato il modo di fruire l’Arte

coronavirus e banksy

Alcune riflessioni per indagare come l’arrivo del Coronavirus abbia cambiato – e continua a cambiare – la fruizione delle opere d’Arte. Il dibattito è aperto – ecco le nostre considerazioni.

La fruibilità di Mostre, Eventi, Vernissage, Aste e Manifestazioni Culturali è cambiata con l’arrivo del Coronavirus?

Sicuramente: tutte le attività legate all’arte – che richiedono una partecipazione fisica – sono state chiuse durante il lockdown -. Nessun preavviso per istituzioni pubbliche e private, per galleristi ed organizzatori: il “tutto chiuso” è arrivato senza dare specifici avvertimenti. E nonostante questo periodo di chiusura ed isolamento individuale – le risposte dal mondo dell’Arte sono arrivate con grande rapidità. L’Arte è bellezza, è cultura – un bene talvolta necessario: è una boccata d’ossigeno in un momento di reclusione.

Quel’è stata la risposta dal mondo dell’Arte al lockdown?

Nel periodo di lockdown – il mondo dell’Arte – dalle grandi Gallerie pubbliche fino ai piccoli centri culturali – ha aperto le proprie porte al pubblico grazie ad internet. Si pensi che gli Uffizi hanno registrato un incredibile record digitale di visite: nel giro di un paio di mesi, dall’8 marzo, le mostre virtuali degli Uffizi hanno realizzato più di 3,8 milioni visualizzazioni – c    on una media di 55mila al giorno. Le mostre tematiche degli Uffizi hanno raggiunto il + 3.500% di visualizzazioni nel periodo di chiusura – come ha comunicato il direttore Eike Shmidt. Il caso degli Uffizi è un esempio tra tanti.

Come bisognerebbe fruire l’Arte?

L’Arte si impara con i piedi. La frase è corretta: per imparare l’Arte bisogna camminare, andare nei musei, alle mostre, alle manifestazioni culturali, visitare siti archeologici. Camminare e guardare per poi osservare ciò che più ci interessa. I piedi allora diventano uno strumento necessario per fruire il mondo dell’Arte. Vedere la Cappella Sistina con gli occhi verso l’alto, la Venere di Botticelli nella sua sala degli Uffizi col pavimento che scricchiola, il Cristo Morto di Mantegna a Brera posizionato alla giusta altezza per goderne la prospettiva. Si annusa persino l’odore di queste stanze. Arrivare a vedere certi capolavori è un viaggio in cui la scoperta e tutto quello che le sta attorno ne è un arricchimento.

Il web e le visite virtuali possono sostituire una fruizione in prima persona?

Decisamente no. Il fattore “Emozionale” è una componente forte che si attiva solo in prima persona. Vedere una mostra dal vivo porta emozioni che nessun computer ad oggi può sostituire – forse anche perché c’è quella consapevolezza di essere di fronte a qualcosa di originale – che puoi quasi toccare, che pulsa di storia. Inoltre molte ricerche hanno già dimostrato come la presenza umana – quindi la socialità – costituisca una delle motivazioni che porta l’uomo a visitare un museo o una mostra. La cultura è quindi anche aggregazione. Lo è sempre stata.

E se non si può visitare mostre e luoghi d’arte in prima persona?

Le persone con gravi disabilità – che non possono purtroppo andare in prima persona nei musei o a visitare luoghi d’arte ci hanno insegnato moltissimo. In primis – ci insegnano che una visita virtuale dal proprio pc non è sufficiente. Manca il coinvolgimento, il fattore umano. Un esempio di successo per colmare questa lacuna viene dal Van Abbemuseum in Olanda. Oltre ad essere davvero ben organizzato per le persone diversamente abili (cosa che dovrebbe essere per tutti i musei ndr) – questo museo offre la possibilità alle persone costrette a casa – per disabilità o malattia – di fare una visita virtuale guidando un robot da remoto. La differenza qui è che ad accompagnare il robot nel museo (guidato da chi sta a casa) c’è una persona, e c’è la possibilità di avere una guida che interagisce e spiega le opere esposte. Ecco un esempio ben riuscito di visita virtuale guidata.

Con l’arrivo del Coronavirus e il lockdown – siamo tutti stati costretti a casa e abbiamo riscoperto le visite virtuali. Con la consapevolezza della necessità di interazione (e di avere accanto una persona preparata che ci guidi) anche durante una visita virtuale – sono stati creati molti incontri su piattaforme come Zoom che hanno permesso di fare questo tour virtuale col supporto di una guida, un professore o un critico. Questo approccio ha avuto sicuramente un grandissimo successo e continuerà ad averlo. Pensiamo ora a come applicarlo nell’uso scolastico (e universitario) ad esempio – senza che questo vada mai a sostituire le gite scolastiche ma sia visto come un’integrazione.

Cosa è cambiato rispetto al periodo pre-covid?

Molte cose sono cambiate. In primis tutta la parte internet è stata ampliata con progetti davvero interessanti che ci auguriamo continuino. Troviamo ora sul web dei contenuti ( molti c’erano anche prima ma ora li abbiamo “ri-scoperti) di approfondimento sicuramente di grande spessore. La conferenza è stata per mesi sostituita dalla webinar. Passato questo periodo difficile speriamo si possa poter scegliere se accedere ad alcune prestigiose conferenze (o incontri, inaugurazioni etc) di persona o online. Speriamo inoltre si sia fatta luce su un tema a noi molto caro: l’accessibilità ai luoghi d’Arte da parte delle persone con disabilità o malattie gravi. Alcuni musei sono all’avanguardia ma ancora troppi in Italia non sono organizzati in tal senso. Auguriamoci che l’esempio del Van Abbemuseum in Olanda faccia scuola.

Attualmente come sono organizzate le visite a mostre e musei? Quando riprenderanno le manifestazioni culturali?

Le visite ai luoghi culturali sono attualmente ben organizzate: si prenota online, si sceglie l’orario e ci si reca a fare la visita – nel rispetto del distanziamento sociale e delle norme guida imposte dall’arrivo del Coronavirus. Gli accessi alle visite sono logicamente spalmati durante il corso di tutta la giornata. Le manifestazioni culturali sono a numero chiuso – ci auguriamo che a settembre la situazione torni alla normalità: queste “imprese” dell’Arte stanno comunque soffrendo per questa non-normalità – come tutte le imprese che traggono profitto dall’accessibilità di grandi numeri di persone. Ma questo non dipende da noi.

Photo Credit: L’arte ai tempi del coronavirus – (probably) Banksy’s Girl with a Pierced Eardrum with face mask © bbc.com

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