5 Autoritratti famosi della Storia dell’Arte: da Van Gogh a Courbet

L’Autoritratto d’Artista ha sempre un grande fascino: non rappresenta solo le fattezze del suo autore ma è uno specchio dello stile – e spesso delle emozioni e del carattere – dell’autore. Gli artisti, nel corso dei secoli, si sono cimentati nelle loro raffigurazioni, lasciandoci capolavori con tracce della loro essenza impresse sulla tela. Tra i tanti bellissimi e famosi Autoritratti della Storia dell’Arte, ne abbiamo scelti cinque:

 

L’Autoritratto di Vincent van Gogh

Vincent van Gogh, Autoritratto, olio su tela (65×54 cm), 1889, conservato nel Museo d’Orsay di Parigi

Vincent van Gogh ha realizzato nella sua vita ben 43 autoritratti tra dipinti e disegni. Questo Autoritratto del 1889 è considerato uno dei suoi più belli – ed è anche l’ultimo che realizzò. Lo vediamo (auto)ritratto con una giacca – invece del suo camice da lavoro e col profilo sinistro (nei precedenti autoritratti realizzati ad Arles tra il 1888 e il 1889 mostrava il profilo destro). Van Gogh dipinse numerosi autoritratti perchè – come lui stesso scrisse, andava cercando  “una somiglianza più profonda di quella ottenuta da un fotografo”. Punto focale di questo dipinto è sicuramente il volto con quello sguardo intenso e magnetico – uno sguardo che dirà Antonin Artaud  “che colpisce per immediatezza“. Van Gogh scriverà al fratello Theo: “Noterai come l’espressione del mio viso sia più calma, sebbene a me pare che lo sguardo sia più instabile di prima“.

 

L’Autoritratto del Parmigianino

Parmigianino, Autoritratto entro uno specchio convesso, 1524 circa, olio su tavola convessa, cm 24,4×24,4. Vienna, Kunsthistorisches Museum

Con questo capolavoro della Storia dell’Arte, ci troviamo di fronte ad prova di abilità di un giovanissimo Parmigianino. Per mostrare ai suoi potenziali committenti – nel viaggio a Roma del 1525 – le sue potenzialità e capacità pittoriche, il Parmigianino realizza il suo ritratto su una superficie convessa, tenendo conto degli effetti distorsivi dello specchio. Sottolineiamo qui che il dipinto doveva seguire il giovane artista nel suo viaggio – e per questo motivo – le dimensioni sono ridotte: solo 24.4 cm di diametro. Un piccolo capolavoro, un atto di virtuosismo di altissimo livello.

L’Autoritratto di Escher

M. C. Escher, Autoritratto in Specchio sferico, stampa litografica, gennaio 1935

Dal ‘500 ci spostiamo al ‘900 – mantenendo il Fil Rouge delle realtà riflettenti convesse – con l’Autoritratto di Escher, l’artista olandese dei mondi impossibili, delle realtà parallele. Ispirandosi proprio all’arte italiana e in particolare all’autoritratto del Parmigianino, Escher realizza il suo famosi autoritratto in una sfera specchiante nel 1935. E’ lo stesso Escher che descrive il suo Autoritratto, parlandone in terza persona: “Sulla mano del disegnatore c’è una sfera riflettente. In questo specchio egli vede un’immagine molto più completa dell’ambiente circostante, di quella che avrebbe attraverso una visione diretta. Lo spazio totale che lo circonda – le quattro pareti, il pavimento e il soffitto della sua camera – viene infatti rappresentato, anche se distorto e compresso, in questo piccolo disco. La sua testa, o più precisamente, il punto fra i suoi occhi, si trova nel centro. In qualsiasi direzione si giri, egli rimane il punto centrale. L’ego è invariabilmente il centro del suo mondo” (M.C. Escher, Grafica e disegni, cit., p. 13).

L’autoritratto di Gustave Courbet

Autoritratti famosi: Courbet, Autoritratto
Jean Désiré Gustave Courbet, Autoritratto o uomo disperato (circa 1843); olio su tela, collezione privata.

In questo Autoritratto, il pittore Courbet rappresenta con un’incredibile intensità,  l’essenza stessa del suo realismo. Abbandonate completamente le regole, l’accademismo, il romanticismo dell’epoca – siamo qui di fronte a un brutale – e bellissimo – Courbet. Il pittore ha qui 25 anni e si auto-ritrae come un disperato – o meglio un disperato che ritrae un disperato. Ricordiamo che Courbet è l’artista che come lui stesso ha scritto “appartengo solo alla libertà”. Ma la sua libertà di dipingere il reale va ben oltre il realismo. Courbet ci sbatte in faccia la realtà con ferocia e spesso una punta di ironia  (ricordiamo tutti il suo celebre dipinto “L’origine del mondo”!).

L’Autoritratto di Frida Kahlo

Frida Kahlo, Autoritratto con collana di spine, 1940

 

Parlando di Autoritratti, ecco Frida Kahlo che ha realizzato innumerevoli suoi autoritratti, il suo genere preferito.  L’artista messicana si dipinge qui in una posa frontale, impassibile, con uno sfondo volontariamente anti-naturalistico. La collana di Spine la rende martire in questa sua rappresentazione ma impassibile al dolore, quasi apatica. Molti sono i rimandi simbolici, in primis il colibrì morto, appeso alla collana – che nella tradizione messicana è usato come amuleto per portare fortuna in amore. Ecco qui che vediamo una donna che porta nell’anima le sue sofferenze e l’immenso dolore che patì a seguito del divorzio da Diego Rivera.

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La passione di Frida
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Rebecca Pedrazzi
Rebecca Pedrazzi
Classe 1982, laureata in Storia e Critica dell’Arte presso l’Università degli Studi di Milano con la tesi “Il Mercato dell’Arte nel decennio 1998-2008”. Dopo la laurea viaggia in Europa e si trasferisce a Londra. Rientrata a Milano, la sua città natale, lavora come Art-Advisor e commerciale nel settore Luxory. Ha collaborato con diverse testate, online e cartacee, con articoli di approfondimento sull’arte. Dopo aver conseguito il patentino da giornalista pubblicista, fonda nel 2017 NotiziArte, website di notizie d’arte e cultura. É autrice del libro "Futuri possibili. Scenari d'arte e Intelligenza Artificiale" edito con Jaca Book nel 2021.